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Che cos'è la Malattia di Parkinson (parte 1)

  • Dott.ssa Carla Buttaro
  • 2 giu 2015
  • Tempo di lettura: 2 min

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La Malattia di Parkinson è una patologia neurologica ancora poco conosciuta dal grande pubblico: eppure colpisce più di 220.000 persone in Italia, senza distinzione prevalente di sesso, costringendo a convivere con gli effetti invalidanti di una malattia cronico-degenerativa che toglie progressivamente autonomia a chi ne è colpito e che finisce per coinvolgere dolorosamente anche i familiari.

Il motivo per cui la Malattia di Parkinson si sviluppa non è noto: si ritiene che la malattia sia il risultato dell'interazione tra numerosi fattori ambientali a cui il paziente è esposto durante la vita (sostanze tossiche, stili di vita, farmaci, ecc) e una predisposizione genetica ereditaria

Ma vediamo nello specifico cosa bisogna sapere su questa patologia.

Si tratta di un disturbo che coinvolge il Sistema Nervoso Centrale, nel quale si ha una degenerazione di cellule nervose (neuroni), all'interno della sostanza nera cerebrale; questi neuroni sono deputati alla produzione di una sostanza chimica (neurotrasmettitore), che trasmette messaggi a neuroni in altre zone del cervello (zona striata). Il neurotrasmettitore di cui si parla è la DOPAMINA, responsabile dell'attivazione di un sistema che controlla il movimento. Una carenza di questa sostanza porta, per meccanismi complessi, ad una trasmissione anomala degli impulsi nervosi e il tutto si traduce in un'alterazione del controllo motorio.

I sintomi primari che accompagnano questo disturbo sono principalmente tre:

a) il tremore, cioè un'oscillazione lenta con un atteggiamento delle mani, come di chi conta cartamoneta; è presente a riposo e scompare appena si effettua un movimento finalizzato ed è dipendente dallo stato emotivo del paziente;

b) la bradicinesia, cioè un impaccio nei movimenti che determina un rallentamento nell'esecuzione dei gesti: segni di bradicinesia sono per esempio, le difficoltà nel girarsi nel letto, nel vestirsi. Conseguenze di bradicinesia sono anche la riduzione dell'espressività del volto dovuta ad un rallentamento dell'attività dei muscoli mimici spontanei e una modificazione della grafia, che diventa piccola (micrografia);

c) la rigidità, dovuta ad un aumento del tono muscolare a riposo e durante il movimento; può essere presente agli arti, al collo e al tronco.

Altri sintomi che si associano a quelli primari sono disturbi dell'equilibrio, alterazioni della postura e del cammino e tutta una serie di sintomi che sono meno specifici e per questo non determinanti per porre una diagnosi (verranno esposti in modo esaustivo nella seconda parte dell'articolo).

La diagnosi di questa malattia deve essere ovviamente eseguita da un medico specialista Neurologo, che attraverso la raccolta dei dati e un' accurata visita neurologica, comprensiva di somministrazione di scale di valutazione specifiche, può porre il sospetto di un disturbo del movimento e di conseguenza pianificare ulteriori accertamenti, tra cui test farmacologici, Risonanza Magnetica Nucleare, Pet e Spect.

La terapia della Malattia di Parkinson (farmacologica e non) è volta a recuperare al meglio la funzionalità motoria e deve essere adattata alle caratteristiche e agli stili di vita del paziente. Tra i farmaci utilizzati, sono privilegiati i dopaminoagonisti, la levodopa e tutti gli altri farmaci che si rendano necessari.

Nella terapia non farmacologica si include ovviamente la fisiokinesiterapia, che si affianca alla terapia farmacologica sin dall'inizio con lo scopo di contrastare alcuni dei sintomi della malattia e di prevenire i danni secondari (verrà esposta in modo esaustivo nella seconda parte dell'articolo).

Grazie dell'attenzione

Dott.ssa Carla Buttaro


 
 
 

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Carla Buttaro

Fisioterapista

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